A maggio 2017, Slow Food ha assegnato al modello di pesca sostenibile di Torre Guaceto lo status di presidio. Un riconoscimento che arriva dopo anni di studio e lavoro del Consorzio di Gestione della Riserva con Università del Salento e pescatori locali. Un presidio speciale che, a differenza degli altri, punta a tutelare una pratica, non un prodotto. Un modello di tutela del mare che ha effetti positivi non solo sulla fauna ittica di Torre Guaceto, ma che ha permesso il ripopolamento delle acque del sud Salento sino ad arrivare allo Ionio tarantino. Nello specifico, il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto autorizza all’attività i pescatori certificati esclusivamente nella zona C dell’area protetta (in zona A e B sono vietati sia l’accesso, sia il transito), una volta a settimana, con reti da posta e a maglia larga, cioè con tramaglio ampio 30 millimetri il che permette di scongiurare la cattura dei pesci giovani che devono ancora riprodursi. Inoltre, l’ente è costantemente al lavoro con progetti europei per impiegare gli artigiani in attività che non siano di pesca, quindi per ridurre il più possibile l’impatto antropico sul mare, senza, però, danneggiarli economicamente. Il forte contenimento dello sfruttamento delle risorse ittiche ha numerosi effetti benefici sul mare, uno di questi consiste nella dispersione larvale. Il dettaglio. Le larve che nascono dalle uova deposte dai pesci nell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto vengono spinte anche al di fuori della Riserva dalle correnti marine che, in Puglia, muovono generalmente verso il basso, quindi da Brindisi, dove è allocata Torre Guaceto, sino al capo di Leuca. Questo fenomeno fa sì che i pesci che nascono nell’AMP raggiungano le altre acque pugliesi, crescano e le ripopolino.